Adamo ed Eva

Due studi sulle variazioni presenti nel cromosoma Y attestano che “Adamo”, il più recente maschio umano che ha lasciato tracce del proprio genoma in tutta l’umanità sarebbe vissuto fra i 100.000 e i 200.000 anni fa, approssimativamente nello stesso periodo in cui visse “Eva”, come è soprannominato l’ultimo antenato femmina comune a tutti noi. La scoperta smentisce studi precedenti secondo cui “Adamo” sarebbe vissuto molto dopo la sua controparte femminile 

Il più recente antenato maschio comune a tutta l’umanità – “Adamo”, come è familiarmente soprannominato dai genetisti delle popolazioni – è vissuto in un periodo compreso fra i 100.000 e i 200.000 anni fa, quindi grosso modo nella stessa epoca in cui visse “Eva”, l’ultimo antenato comune femmina. Studi precedenti avevano invece suggerito che l’ultimo antenato matrilineare comune fosse tre volte più antico di quello patrilineare.

A stabilirlo sono stati due ampi studi genetici indipendenti pubblicati su “Science” – condotti rispettivamente da Paolo Francalacci, dell’Università di Sassari, e colleghi, e da G. David Poznik, della Stanford University School of Medicine e colleghi – che hanno analizzato i tassi di evoluzione del cromosoma Y, ereditato dai maschi per via paterna, sfruttando le tecniche messe a punto per lo studio del DNA mitocondriale, che viene invece ereditato per via materna da entrambi i sessi. 

Cromosomi umani: gli X sono in blu, gli Y in rosa (© Dr. Gopal Murti/Visuals Unlimited/Corbis)Ovviamente “Adamo” ed “Eva” non erano realmente una coppia, né sono le uniche persone ad avere tuttora dei discendenti attuali, semplicemente hanno avuto particolare successo nel trasmettere parti specifiche del loro genoma – rispettivamente il cromosoma Y e il genoma mitocondriale – alla maggior parte, se non alla totalità, degli individui oggi viventi. 

Le sequenze corrispondenti di altri soggetti arcaici sono invece in gran parte scomparse a causa della selezione naturale o di un processo casuale chiamato deriva genetica.

Nel loro studio Poznik e colleghi hanno analizzato 9.990.000 loci di sequenze del cromosoma Y ottenute da 69 maschi provenienti da nove popolazioni, arrivando a stimare che Adamo sarebbe vissuto fra 120.000 a 156.000 anni fa.  Francalacci e colleghi hanno invece condotto la loro ricerca su ben 1204 maschi sardi, ottenendo 11.763 polimorfismi a singolo nucleotide (SNP, dall’inglese Single Nucleotide Polymorphism) del cromosoma Y in grado di fornire preziose informazioni filogenetiche che, confrontati con le tipizzazioni (aplotipi) disponibili per le popolazioni europee, hanno portato a una stima fra i 180.000 a 200.000 anni.

I ricercatori italiani hanno analizzato gli SNPs presenti sulle cosiddette porzioni MSY del cromosoma Y (male-specific portion of the Y chromosome), che non sono sottoposte a ricombinazione genetica e hanno tassi di mutazione, inversione e ripetizione molto bassi, cosa estremamente utile in questo tipo di studi.

Un dolmen del tardo Neolitico in Sardegna. La ricerca di Francalacci e colleghi su oltre mille maschi sardi ha permesso anche di appurare con accuratezza le fasi di popolamento e le dinamiche demografiche delle antiche popolazioni dell’isola. (Cortesia Gianluca Dedola)Particolarmente rilevante è che entrambi gli studi – che hanno utilizzato dati diversi e tecniche lievemente differenti – retrodatino l’epoca di Adamo, arrivando a valori tutto sommato affini, ed evitando così il sospetto di gravi “bias” sistematici che spesso ha gravato sulle datazioni ottenute sfruttando il ricorso ai polimorfismi a singolo nucleotide. 

La disponibilità di un buon albero genealogico del cromosoma Y permetterà una migliore valutazione dei rapporti fra le più antiche popolazioni umane e dei modelli delle loro prime migrazioni, la cui affidabilità era finora messa in discussione dal conflitto fra le datazioni ottenute dai dati genetici e da quelli archeologici.

Fonte: Le Scienze