Errori da evitare negli esami clinici di laboratorio

Le analisi di laboratorio sono sempre affidabili? Errori da evitare agli esami Diversi studi indicano i punti critici delle procedure Diagnosi e terapia sono spesso affidate agli esami di laboratorio.

Ma come vengono eseguiti e con quale affidabilità? “Il rischio di errore – dice il dottor Mario Plebani, primario del servizio di medicina di laboratorio dell’azienda ospedaliera di Padova – e’ sempre presente per la complessità delle operazioni che intervengono nel corso dell’esecuzione del test.

Tuttavia, negli ultimi cinquant’ anni, c’è una continua riduzione degli errori e, nel nostro ospedale, stiamo perseguendo l’obiettivo di contenere ulteriormente il numero dei pochi difetti che sono stati evidenziati da una indagine del 1997.

Esaminando oltre 40.000 esami eseguiti in 3 mesi, e’ risultato un margine di errore delle 0,47 per cento, un dato del tutto simile a quello dei più importanti laboratori americani”.

Ma una più recente indagine dimostra che per raggiungere un buon livello di qualità in molte strutture c’ è ancora parecchio da fare.

Nel 1998, infatti, un’analisi promossa dal Centro di ricerca biomedica della regione Veneto, diretto dallo stesso dottor Plebani, ha evidenziato, attraverso le risposte a un questionario al quale hanno partecipato oltre 200 laboratori d’ Italia e di alcuni Paesi europei, che non tutte le procedure vengono rispettate.

Quando si commette, allora, l’errore? La ricerca (resa pubblica nel corso di un convegno all’universita’ degli Studi di Padova), ha messo in luce che soltanto il 30 per cento dei laboratori coinvolti prevedeva controlli per individuare interferenze (per esempio, il fatto che il paziente non avesse osservato il necessario digiuno prima del prelievo) che potessero falsare i risultati degli esami.

L’ altro 70 per cento dei laboratori, peraltro, risultava preoccuparsi di questo problema in maniera non sistematica.

La fase dell’analisi strumentale sul materiale biologico, invece, appariva corretta nella gran parte dei suoi passaggi.

Tuttavia, quando e’ stato chiesto ai laboratori di individuare errori inseriti appositamente in referti, soltanto un terzo e’ stato in grado di evidenziarli.

Queste rilevazioni sono confermate anche dai confronti fra laboratori in sede nazionale e internazionale (i risultati ottenuti sono sempre piu’ concordanti sia che un esame venga eseguito a Milano o a Roma o a New York) e dall’ indagine condotta dall’ azienda ospedaliera di Padova nei suoi reparti.

In quest’ ultima indagine la fase di analisi vera e propria e’ risultata chiamata in causa soltanto nel 13,3 per cento degli errori, mentre la fase pre – analitica (preparazione e prelievo) e’ stata quella in cui si e’ verificato il 68,2 per cento degli errori e la fase successiva all’ analisi ha presentato soltanto il 18,5 per cento degli errori.

Ma chi si accorge dell’errore? Uno studio realizzato nel ‘ 94, ci dice che il 44 per cento degli errori viene rilevato prima della comunicazione del referto.

Il restante 56 per cento degli errori e’ identificato nel 16 per cento dei casi dai clinici, per il 21 per cento da personale di laboratorio e nel 19 per cento dei casi da programmi esterni di valutazione della qualità.

E quali conseguenze possono avere gli errori di laboratorio?L’ indagine di Padova condotta nel 1997 rivela che su 189 errori, 140 non hanno avuto effetti sulla terapia (75 per cento); in 12 casi la terapia e’ stata prescritta in modo sbagliato, in 37 casi il danno e’ stato economico, perché il paziente é stato sottoposto a nuovi indagini di laboratorio, che non sarebbero state avviate se l’esame fosse stato eseguito in modo corretto.

Edoardo Stucchi

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