Giorgione

Giorgione – pseudonimo di Giorgio o Zorzi da Castelfranco (1478 – 1510)

I suoi soggetti sono svariati, ma spesso oscuri, e il colore domina sul significato nascosto delle opere fantastiche. Figure e paesaggi sono armoniosamente amalgamati, all’interno di una realtà dalle mille sfumature. Fu allievo di Giovanni Bellini (il Giambellino), da cui riprese il gusto per il colore e l’attenzione per i paesaggi: questa sarebbe influenzata, sempre secondo Vasari, dalle opere Della sua vita si conosce pochissimo e i fatti certi sono noti grazie a iscrizioni sui dipinti o a scarsi documenti contemporanei Le scarse testimonianze sulla sua vita e la mancanza di autografi rendono difficile anche l’attribuzione delle sue opere, che è a tutt’oggi in discussione. Soltanto una trentina di opere possono essergli attribuite con assoluta certezza. Giorgione resta comunque sfuggente, inafferabile e misterioso. Le sue committenze usuali appartenevano a una ristretta cerchia di intellettuali legati a famiglie patrizie che prediligevano ritratti e opere di piccolo formato con soggetti criptici. Le commissioni pubbliche sono invece solamente due: un telo per la Sala delle udienze in Palazzo Ducale, perduto, e la decorazione a fresco del Fondaco dei Tedeschi, di cui rimane solo un’Ignuda molto rovinata, ora alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

Probabilmente del 1500 circa è la Sacra Famiglia conservata alla National Gallery of Art di Washington.    Successivamente, realizza il “Fregio delle arti liberali” e la Pala di Castelfranco, commissionata dal cavaliere Tuzio Costanzo per la cappella di famiglia nel Duomo di Santa Maria Assunta e Liberale a Castelfranco Veneto. Tra il 1505 e il 1510 esegue l’Adorazione dei pastori, conservata anch’essa alla National Gallery di Washington. Del 1506 circa è il Ritratto di giovane donna detta Laura, conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dipinto che al verso conserva ancora l’autografo del pittore.   Sempre tra il 1506 e il 1508 realizzò anche il cosiddetto Tramonto, dipinto conservato alla National Gallery di Londra con san Rocco e san Gottardo che scopre l’ulcera sulla coscia del primo, immagine realizzata forse in seguito alla peste che si abbatté nella penisola italica nel 1504.  Nel 1508 circa realizzò la Venere dormiente per Girolamo Marcello, un olio su tela dove la dea è colta mentre dorme rilassata su un prato, inconsapevole della sua bellezza. Il paesaggio è modellato su più piani: il cespuglio dietro la divinità, il villaggio sulla sinistra, il borgo e la montagna in lontananza, sottolineano il torpore delle scena. È probabile che sul dipinto vi sia stato un intervento del Tiziano che in giovane età avrebbe realizzato il paesaggio sullo sfondo e un cupido tra le gambe della Venere.

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Tra il 1508 e il 1509 circa realizzò I tre filosofi per Taddeo Contarini, un olio su tela con i Re Magi che decifrano la profezia sulla nascita del re dei re. La difficoltà interpretativa era voluta dai committenti, ricchi e raffinati, che volevano opere misteriose, piene di simbologie. Le figure sono costruite per colori e masse, non linee; i colori contrastanti separano le figure dallo sfondo, creando un senso di prospettiva. A sinistra vi è l’imboccatura di una caverna, oscura, verso cui guarda il più giovane, ed al centro si apre un paesaggio immerso nella luce.

Morì giovanissimo durante un’epidemia di peste nel 1510. Si è rilevata problematica nei secoli l’attribuzione di alcuni dei suoi dipinti, di recente quasi unanimemente attribuiti al giovane Tiziano. A tal proposito, curioso è il caso delle “Tre età dell’uomo” o “La lezione di musica”, oggi a Palazzo Pitti, quest’opera era stata attribuita con certezza alla mano di Giorgione, forse per le sue influenze prettamente “leonardesche”, nel gioco dei chiaro scuri, ma attualmente la critica è divisa e c’è chi lo affida, ancora una volta, alla mano di Tiziano.