I PADRI DELLA SCIENZA Evangelista Torricelli (1608 – 1647)

Evangelista Torricelli

(1608 – 1647)

Matematico e fisico italiano, fu iniziato allo studio dallo zio materno, Alessandro Torricelli (Don Jacopo, monaco camaldolese), che curò la sua educazione primaria. Frequentò poi la scuola dei Gesuiti dove si avvicinò agli studi di matematica, che approfondì studiando a Roma sotto la guida di Benedetto Castelli, padre benedettino, rinomato professore di matematica ed idraulica al Collegio della Sapienza, e illustre discepolo di Galileo.

L’11 settembre del 1632 Evangelista Torricelli scrisse a Galileo Galilei una lettera di risposta a sue richieste a Benedetto Castelli, che assente in quei giorni aveva lasciato allo studente il compito di segretario; in tale lettera Torricelli colse l’occasione per presentarsi a Galileo, che egli ammirava grandemente come cultore di astronomia e di matematica.

Il vivere da vicino le vicende del processo a Galileo indusse Torricelli a dedicarsi più strettamente alla matematica nonostante padroneggiasse gli strumenti teorici e fosse un abile costruttore di cannocchiali.

Negli anni dal 1632 al 1641 egli lavorò e studiò a Roma con padre Castelli e poi divenne segretario di Giovanni Ciampoli, un alto prelato e intellettuale devoto a Galileo.

Nel 1641 Castelli presentò a Galileo, nel suo ritiro ad Arcetri, il manoscritto dell’opera di Torricelli dal titolo: De motu gravium suggerendogli di impiegarlo come discepolo e assistente.

Così fu e il 10 ottobre 1641 Torricelli divenne assistente di Galileo.

Galileo morì pochi mesi dopo (l’8 gennaio 1642). Alla sua morte, il Granduca Ferdinando II de’ Medici nominò Torricelli suo successore come matematico della Corte, carica che ricoprì fino alla morte, e divenne professore di matematica presso l’Accademia fiorentina.

Oltre all’attività di matematico e studioso di geometria, nel corso della quale elaborò diversi importanti teoremi e anticipò il calcolo infinitesimale, egli si dedicò alla fisica, studiando il moto dei gravi e dei fluidi e approfondendo l’ottica.

Possedeva un laboratorio nel quale realizzava egli stesso lenti e telescopi.

A causa della sua prematura scomparsa, non conosciamo i particolari del processo originale di lavorazione, poiché lo scienziato lo aveva coperto da segreto.

Torricelli si dedicò anche allo studio dei fluidi, giungendo ad inventare il barometro a mercurio chiamato “tubo di Torricelli” o “tubo da vuoto di Torricelli”.

Nello stesso anno pubblicò l’opera in tre parti dal titolo: Opera geometrica, della quale De motu gravium costituisce la seconda parte.Torricelli morì a Firenze a soli 39 anni, pochi giorni dopo aver contratto probabilmente il tifo, e venne sepolto nella basilica di San Lorenzo.

Nel 1644, anno di edizione della sua Opera Geometrica, concepì il principio del barometro, costruendo quello che ora è chiamato tubo di Torricelli e individuando il “vuoto torricelliano”.

Torricelli e Viviani dimostrarono che il vuoto può esistere in natura e che l’aria ha un peso ponendo quindi fine alle millenarie discussioni filosofiche sull’ horror vacui.

Un’unità di misura della pressione è stata chiamata Torr in suo onore, mentre l’unità di misura del Sistema Internazionale è il Pa in onore di un altro illustre fisico Blaise Pascal che fece fiorire numerose ricerche sperimentali dalla estesa e definitiva teoria della pressione atmosferica descritta da Torricelli.

La parola barometro coniata da Robert Boyle nel 1667 è oggi quasi sempre associata al nome di Torricelli che risulta quindi fra i più celebri scienziati italiani nel mondo.