Robert Boyle il chimico scettico

The Sceptical Chymist (1661) è l’opera fondamentale di Robert Boyle (1627-1691), e forse il primo libro di chimica in senso moderno. Il natural phylosopher irlandese contribuì ad elevare la chimica da arte pratica a scienza, accettando i risultati sperimentali del tempo ma, rifiutando le teorie metafisiche sovrapposte. Boyle come successivamente Joseph Prietsley (1733-1804) di cui ci siamo già occupati, erano innanzitutto filosofi: loro elaborarono una visione unitaria della Realtà in cui la chimica e in particolare la sperimentazione avevano un posto importante.

Oggi Boyle è noto soprattutto per l’omonima legge sui gas: in un sistema chiuso e a temperatura costante, la pressione e il volume sono inversamente proporzionali. In termini della legge dei gas ideali, scriviamo P= nRT/V. Tuttavia, Boyle fu molto di più…

Nel ‘600 la struttura della materia era oggetto di profonde controversie. Prevaleva una visione d’ispirazione aristotelica che considerava la ‘materia formata’ che osserviamo intorno a noi, composta da quattro ‘elementi primitivi’: terra, aria, fuoco e acqua. Questi elementi erano ritenuti alla base dei ‘corpi misti’ risolvibili, in linea di principio, nei primi. Gli elementi fondamentali erano portatori di qualità (ovvero delle proprietà che hanno i corpi di originare sensazioni, di modificare gli altri corpi e di essere a loro volta modificati) che trasmettono ai composti: umido, secco, freddo e caldo. Un corpo risultava pesante o leggero in base alla proporzione di terra e aria che conteneva e così via…

Fonte: Chimicare